Al mio nono giorno di Oh, cavolo, scuola chiusa – tutti a casa (per colpa di questo maledettissimo Covid-19) e al settimo di “iorestoacasa” mi tocca scrivere QUALCOSA!
E PURE QUALCOSADIP A R T I C O L A R M E N T E INTELLIGENTE!
Sarò l’ennesima rappresentante della categoria (annoverante docenti di tutti gli ordini e grado). Lo so. Come faccio? Mi astengo? Non me lo ha ordinato il medico di famiglia (sempre nei nostri pensieri in queste ultime settimane, AMEEEEN) ma almeno vorrei dirvi come me la passo. Posso? Anche io ho bisogno di sfogarmi.
Tanti, tantissimi docenti hanno già raccontato in queste ultime settimane le loro brillanti e/o terribili esperienze nell’ambito della cosiddetta DIDATTICA a DISTANZA (mai la lontananza dalle aule scolastiche fu così desiderata come nei primi primissimi giorni del decreto). Nell’ambiente, fra colleghi e colleghi, fra studenti e studenti, fra studenti e docenti, tra docenti e famiglie, sui tiggì, sui quotidiani, sui social, sulle chat dei docenti e quelle degli alunni (che ormai si incrociano in un idillio di rumorosi sensi di messaggistica istantanea in un ritmo mai visto prima) non si è parlato d’altro.
Io pure sono in apnea da circa dieci giorni tra un
Prof ecco il mio compito di storia!
e un
Prof cosa faccio glielo mando qui o sulla mail?
ma anche un
Prof può dire all’altro prof che non so come inviargli i disegni?
Prof guardi, prof senta… prof prof prof, il link non si apre.
Solo oggi ho trovato un momento per ripensare al grande lavoro svolto a distanza finora. Grande sì, costante e pure molto impegnativo. Perché io (come tanti colleghi) uso la tecnologia a scuola. Sì! Ci sono le presentazioni in ppt, i contenuti su google drive (sia mai che la chiavetta usb non funzioni). Nel quotidiano, in classe, digitiamo testi e li stampiamo, seguiamo video documentari, apriamo slide, guardiamo film.
Ma questa volta è diverso. Questa volta senza rete, senza un laptop, senza un tablet, senza uno smartphone non ci sarebbe alcun incontro con le classi.
Sì va bene, dai, diciamo che un incontro o due vanno bene, qualche compito in bacheca, pure va bene, ma da dieci giorni io non faccio altro che studiare diavolerie, inventare sistemi per tenere viva la comunicazione con gli studenti.
Cari ragazzi, invitate tutti i compagni a unirsi nella piattaforma e ricordatevi IO VI VEDO!
Prof con quel IO VI VEDO mi ha fatto salire l’ansia!
Le teorie su questa attualissima attività nell’ambiente sono molteplici. Chi questosistemanonfunziona, chi nonc’èilcontattooculare, chi nonpossiamovalutare, chi nonpossospiegarecosì, chi non finiremomaiilprogramma.
Ci sono quelli in sbattimento, quelli che chiamo un collega più giovane sicuramente mi suggerirà delle dritte, quelli che sapete che vi dico? Io non faccio niente, quelli che io le so tutte perché ho appena fatto un corso di formazione, giustappunto, WEBINAR.
Arresi, affranti, disarmati, in allarme, occhi aperti, orecchie attente, mani pulite pulite, ci si vede sulla piattaforma Edmodo, o si avvia una vidoeconferenza con Meet.
Prof. Ma questo coso non funziona. Tizio non ha la linea, Caio ha finito i Giga. Non possiamo fare una chat di whatsapp?
Infine, quando proprio non si riesce a tenerli tutti insieme si crea la CHATdiCLASSE, prof compresi. Aaaargh! E così ci siamo dati la zappa sui piedi! I messaggi arrivano a tutte le ore del giorno e della notte. Oggi è domenica! Ah scusi prof.
Tra i colleghi ce n’è uno che stimo molto, Enrico Galiano, lui propone ogni giorno una parola e la commenta su YouTube. I miei alunni sono stati dirottati sul suo canale e hanno lavorato molto bene sull’arricchimento lessicale.
Certo anche io ho assegnato dei compiti. Per esempio leggere Il barone rampante di Italo Calvino o La coscienza di Zeno di Italo Svevo. Dei classici intramontabili.
Ma quello che mi piace di più (e spero piaccia molto anche agli studenti) è la ripresa dell’attività giornalistica scolastica con contributi (testi o disegni) degli studenti del Liceo Artistico Foiso Fois assegnati a me (temporaneamente) quest’anno.
Ho pensato a una nuova testata attualissima che si chiama “A CASA 24 ORE”.
Questo un piccolo assaggio!